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giovedì 15 settembre 2016

punita con il frustino






Passeggio per i corridoi di un grande magazzino di articoli sportivi. In realtà la t-shirt che cercavo l'ho trovata, ma è grande la tentazione di vagare fra scarponcini da trekking, costumi da bagno, racchette da tennis, sognando (e si tratta davvero di un sogno), di avere tempo voglia e capacità di praticare tutti gli sport.
Ed eccomi nella zona dell'equitazione. Pantaloni aderenti, bellissimi stivali di morbido e profumato cuoio, e allineati su un apposito espositore, tanti frustini. Ce ne saranno almeno dieci modelli, alcuni corti e sottili, altri lunghi, massicci...
Dallo scaffale ne prendo uno, leggero e flessibile, lo agito nell'aria, lo faccio sibilare... poi, obbedendo a un impulso imprevedibile, lo deposito nel carrellino. 
Non che cosa ne farò, ma ho deciso di acquistarlo.
All'improvviso, dietro di me, una voce:
- I cavalli non si costringono con la paura, ma si guidano con l'amore.
Mi volto. Una ragazza con dolcissimi occhi grigio-azzurri. L'avevo già notata nella zona delle tende da campeggio. Le sorrido:
- Hai ragione, ma in questo momento non pensavo a un cavallo... pensavo a me stessa.
Inarca le sopracciglia, stupita, ma subito trasforma lo stupore in un sorriso:
- Sei sempre così severa con te stessa?
- Beh, temo che la risposta sarebbe lunga e complicata, non voglio farti perdere tempo...
- Oggi miracolosamente, ho tanto tempo a disposizione e magari potrei aiutarti; a proposito, scusami se non te l'ho ancora detto, mi chiamo Claire...
- Sono lieta di conoscerti, io sono Stefania.
Per un attimo mi chiedo per quale motivo dovrei fidarmi di una persona incontrata per puro caso, della quale non so assolutamente nulla, ma c'è qualcosa di così dolce, di così pulito in quegli occhi, in quel sorriso! 
Continuiamo a passeggiare insieme, e scopriamo, chiacchierando a ruota libera, di avere in comune sentimenti, interessi, atteggiamenti, desideri. Decidiamo di fermarci per pranzo nel piccolo self service del cenro commerciale.
Non smetteremmo mai di parlare ma i miei impegni incalzano...
Più coraggiosa di me, Claire dice quel che vorrei dire io:
- Quando ci vediamo? Sei libera sabato?
- Certo che sono libera e se non lo fossi mi libererei!
Una veloce risata, un abbraccio, ci vedremo da me, sabato pomeriggio.

Ed eccoci, finalmente, davvero insieme. Ho preparato una cenetta come piace a me. Tanti piattini diversi, curiosi, fantasiosi. A un certo punto Claire mi dice qualcosa che mi colpisce molto:
- Mi sembra di averti sempre conosciuta, con te mi sento a mio agio come mai mi era capitato in vita mia..
La abbraccio. Ci baciamo con passione, con trasporto, con la gioia di chi ha avuto un regalo del tutto inaspettato... e scopre che si tratta di ciò che aspettava da tutta la vita.
Ma nel mio cuore c'è ancora un'ombra, difficile da cancellare. Ne devo parlare con Claire, non posso farne a meno. Prima ancora che io mi decida, è Claire che mi interroga:
- C'è qualcosa che ti tormenta. Vuoi parlarne con me?
- Mi sembra che la mia felicità sia ingiusta: non riesco a dimenticare di aver fatto tanto male a una persona, una persona che oggi non c'è più, e quindi non posso chiederle di perdonarmi. Ma ogni volta che sento la felicità invadermi, mi assale il rimorso... vorrei chiederti... di punirmi... severamente...
- E' il problema di cui parlavi due giorni fa, quando ci siamo conosciute?
- Si, è proprio quello...
- Dimmi tu che cosa devo fare, dimmi che cosa desideri...
- Ti ricordi che ho comprato quel frustino?
- Si, certo!
- Vieni, ti prego...
La precedo in camera, apro un cassetto in cui tengo la biancheria intimo ne estraggo il frustino, glielo porgo. Claire mi fissa, attenta, seria.
Mi sfilo la vestaglietta che tengo abitualmente in casa, mi sfilo le pantofole. A piedi nudi mi avvicino ad una poltroncina che si trova di fianco al letto, lascio scivolare le mutandine fino alle ginocchia. Mi appoggio ai braccioli, chinandomi in avanti. Claire ha capito che cosa le chiedo. Si pone presso il mio fianco sinistro, la sua mano solleva lentamente il frustino.
Esita.
L'attesa mi sembra eterna.
Trattengo il fiato.
Un sibilo. Istintivamente mi contraggo. Uno schiocco secco.
Sospiro. Sento che ancora il braccio di Claire si alza. Ancora il bruciore acuto. Resto immobile, in attesa. Claire colpisce ancora e ancora. Sa che non si tratta di un gioco. Colpisce senza pietà.
Il mio respiro prende il ritmo delle frustate, che ora si susseguone regolarmente. Non le conto. Forse venti, forse trenta.
Claire si è fermata. Mormoro:
- Ancora, ti prego.
Il frustino colpisce. Più seccamente. Più velocemente.
Mi inarco, offro le mie natiche, le lacrime colano copiosamente dai miei occhi, è un pianto liberatorio.
Sento la voce spezzata di Claire:
- Adesso basta...
Capisco che sta soffrendo, forse più di me.
Ci abbracciamo, con una passione delirante.
Dopo l'amore, dormo come da anni non mi succedeva




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