Passeggio per i corridoi di un grande magazzino di articoli sportivi. In realtà la t-shirt che cercavo l'ho trovata, ma è grande la tentazione di vagare fra scarponcini da trekking, costumi da bagno, racchette da tennis, sognando (e si tratta davvero di un sogno), di avere tempo voglia e capacità di praticare tutti gli sport.
Ed eccomi nella
zona dell'equitazione. Pantaloni aderenti, bellissimi stivali di morbido e
profumato cuoio, e allineati su un apposito espositore, tanti frustini. Ce ne
saranno almeno dieci modelli, alcuni corti e sottili, altri lunghi, massicci...
Dallo scaffale ne
prendo uno, leggero e flessibile, lo agito nell'aria, lo faccio sibilare...
poi, obbedendo a un impulso imprevedibile, lo deposito nel carrellino.
Non che cosa ne farò, ma ho deciso di acquistarlo.
All'improvviso,
dietro di me, una voce:
- I cavalli non si
costringono con la paura, ma si guidano con l'amore.
Mi volto. Una
ragazza con dolcissimi occhi grigio-azzurri. L'avevo già notata nella zona
delle tende da campeggio. Le sorrido:
- Hai ragione, ma
in questo momento non pensavo a un cavallo... pensavo a me stessa.
Inarca le
sopracciglia, stupita, ma subito trasforma lo stupore in un sorriso:
- Sei sempre così
severa con te stessa?
- Beh, temo che la
risposta sarebbe lunga e complicata, non voglio farti perdere tempo...
- Oggi
miracolosamente, ho tanto tempo a disposizione e magari potrei aiutarti; a
proposito, scusami se non te l'ho ancora detto, mi chiamo Claire...
- Sono lieta di
conoscerti, io sono Stefania.
Per un attimo mi
chiedo per quale motivo dovrei fidarmi di una persona incontrata per puro caso,
della quale non so assolutamente nulla, ma c'è qualcosa di così dolce, di così
pulito in quegli occhi, in quel sorriso!
Continuiamo a passeggiare insieme, e scopriamo, chiacchierando a
ruota libera, di avere in comune sentimenti, interessi, atteggiamenti,
desideri. Decidiamo di fermarci per pranzo nel piccolo self service del cenro
commerciale.
Non smetteremmo
mai di parlare ma i miei impegni incalzano...
Più coraggiosa di
me, Claire dice quel che vorrei dire io:
- Quando ci
vediamo? Sei libera sabato?
- Certo che sono
libera e se non lo fossi mi libererei!
Una veloce risata,
un abbraccio, ci vedremo da me, sabato pomeriggio.
Ed eccoci,
finalmente, davvero insieme. Ho preparato una cenetta come piace a me. Tanti
piattini diversi, curiosi, fantasiosi. A un certo punto Claire mi dice qualcosa
che mi colpisce molto:
- Mi sembra di
averti sempre conosciuta, con te mi sento a mio agio come mai mi era capitato
in vita mia..
La abbraccio. Ci
baciamo con passione, con trasporto, con la gioia di chi ha avuto un regalo del
tutto inaspettato... e scopre che si tratta di ciò che aspettava da tutta la
vita.
Ma nel mio cuore c'è ancora un'ombra, difficile da cancellare. Ne
devo parlare con Claire, non posso farne a meno. Prima ancora che io mi decida,
è Claire che mi interroga:
- C'è qualcosa che
ti tormenta. Vuoi parlarne con me?
- Mi sembra che la
mia felicità sia ingiusta: non riesco a dimenticare di aver fatto tanto male a
una persona, una persona che oggi non c'è più, e quindi non posso chiederle di
perdonarmi. Ma ogni volta che sento la felicità invadermi, mi assale il
rimorso... vorrei chiederti... di punirmi... severamente...
- E' il problema
di cui parlavi due giorni fa, quando ci siamo conosciute?
- Si, è proprio
quello...
- Dimmi tu che
cosa devo fare, dimmi che cosa desideri...
- Ti ricordi che
ho comprato quel frustino?
- Si, certo!
- Vieni, ti prego...
La precedo in
camera, apro un cassetto in cui tengo la biancheria intimo ne estraggo il
frustino, glielo porgo. Claire mi fissa, attenta, seria.
Mi sfilo la
vestaglietta che tengo abitualmente in casa, mi sfilo le pantofole. A piedi
nudi mi avvicino ad una poltroncina che si trova di fianco al letto, lascio
scivolare le mutandine fino alle ginocchia. Mi appoggio ai braccioli,
chinandomi in avanti. Claire ha capito che cosa le chiedo. Si pone presso il
mio fianco sinistro, la sua mano solleva lentamente il frustino.
Esita.
L'attesa mi sembra
eterna.
Trattengo il
fiato.
Un sibilo.
Istintivamente mi contraggo. Uno schiocco secco.
Sospiro. Sento che
ancora il braccio di Claire si alza. Ancora il bruciore acuto. Resto immobile,
in attesa. Claire colpisce ancora e ancora. Sa che non si tratta di un gioco.
Colpisce senza pietà.
Il mio respiro
prende il ritmo delle frustate, che ora si susseguone regolarmente. Non le
conto. Forse venti, forse trenta.
Claire si è
fermata. Mormoro:
- Ancora, ti
prego.
Il frustino
colpisce. Più seccamente. Più velocemente.
Mi inarco, offro
le mie natiche, le lacrime colano copiosamente dai miei occhi, è un pianto
liberatorio.
Sento la voce
spezzata di Claire:
- Adesso basta...
Capisco che sta
soffrendo, forse più di me.
Ci abbracciamo,
con una passione delirante.
Dopo l'amore,
dormo come da anni non mi succedeva
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