Siamo sposati da quattro mesi. Quattro mesi di paradiso, di amore di intesa perfetta.
Françoise è una moglie assolutamente stupenda, allegra, seducente, sensuale.
Forse ci ho preso un po' troppo gusto, ormai sono abituato al fatto che Françoise
risolve i problemi prima ancora che si presentino, fa in modo che tutto scorra sempre liscio. Il mio lato di uomo capriccioso e disordinato, pigro e imprevedibile, sta emergendo in modo un po' troppo evidente.
Ed ecco che, per la prima volta da quando viviamo insieme, trovo - al mio ritorno dall'ufficio - Françoise seria e scostante.
Mi avvicino a lei con fare affettuoso:
- Amore mio che cos'hai?
Cerco di rasserenarla con un bacio, una carezza, ma la sua risposta è secca:
- Sai che è molto più facile essere ordinati che dover rimettere in ordine. Questa mattina hai lasciato il bagno in condizioni assolutamente pietose!
- Sono uscito di corsa, non potevo assolutamente ritardare, avevo un appuntamento con il coordinatore...
- Si, si, questa mattina... e ieri, e la scorsa settimana... io devo uscire di casa prima di te e riesco sempre a svegliarmi in tempo...
- Ma tu sei perfetta... io no!
- Perfetti non si nasce, si diventa... basta un minimo sforzo...
- Va bene, ti prometto...
- Le tue promesse non mi bastano più!
- No, ti prego, non fare così, vado subito a mettere tutto in ordine.
- L'ho già fatto io, sai che non sopporto il caos che tu lasci dietro di te, comunque adesso ho fretta, ne riparleremo questa sera. Ho proprio l'impressione che sia arrivato il mettere in chiaro alcune regole.
Sono stupefatto, non avevo mai visto Françoise sotto questa luce. Durante tutta la giornata le sue minacce mi ritornano in mente. La possibilità di perdere anche solo una briciola del suo amore mi appare intollerabile. Dovrò chiederle di perdonarmi, dovrò cambiare totalmente il mio comportamento.
Giunge la sera. Françoise è stanca e nervosa, ho preparato io la cena. La guardo con timore, desiderio, ansia.
- Ho un terribile mal di testa - dice - vado a dormire.
Sono deluso. Ha dimenticato tutto? Mi preparo una tisana. Anch'io sono stanco. Sto per riordinare, poi, quasi per provocazione, lascio sul lavandino, il bricco, la tazza da lavare, la bustina di passiflora, la zuccheriera. Quella che a prima vista era una minaccia ora suscita la mia curiosità, una sorta di desiderio che io stesso non riesco a spiegarmi.
E' sabato, siamo a casa. Io sto a letto, voglio godermi la mattinata tranquilla. Françoise si alza sempre prima di me. Sento provenire dalla cucina qualche imprecazione soffocata, poi rumore di stoviglie. Mi viene in mente che ieri sera ho lasciato tutto in disordine. Un brivido corre fino al mio ventre. Davvero questa volta non la passerò liscia. Mi raggomitolo nel letto.
Sento ancora rumore di stoviglie.
Il passo leggero di Françoise. Mi porta la colazione a letto, come d'abitudine. La sua voce è gelida:
- Ieri sera hai lasciato ancora una volta in disordine! Che cosa devo fare per insegnarti a comportarti bene?
- Decidi tu.
- Naturalmente ti punirò. Adesso però bevi il tuo the.
Sorseggio lentamente. Qualche tempo fa Françoise mi aveva parlato vagamente della severità, dell'intransigenza di sua madre, ma non avevo dato grande importanza a questi discorsi. Evidentemente, invece, il modello assorbito in gioventù sta venendo alla luce.
Françoise porta via il vassoio con la colazione, la ringrazio.
Mentre sta per uscire dalla camera la richiamo:
- Françoise... vorrei dirti che non faccio apposta a essere disordinato, è che proprio non riesco a diventare scrupoloso come vuoi tu.
- Ne riparleremo questa sera!
Ha capito benissimo quanto sia tormentosa per me l'attesa. Le piace rinviare il momento decisivo, vuole che l'ansia cresca lentamente, inesorabilmente...
E' sera.
E' giunto finalmente il momento. Françoise mi dice con voce severa:
- Ti vedo rilassato, evidentemente hai già dimenticato che ti ho promesso una punizione. Va' in camera. Sceglierai tu la punizione adeguata.
Mi sdraio sul letto.
Françoise entra in camera.
La sua voce è calda:
- Allora, quanto sei stato disobbediente?
- Tanto…
- Quale punizione meriti?
Nonostante tutto, non riesco a prenderla sul serio e spontaneamente tento la strada dello scherzo:
- Dieci sculaccioni e venti baci...
- Beh tu continui a giocare, io non ne ho voglia!
Apre l'armadio, sceglie la cintura di cuoio intrecciato che le ho regalato. E' sottile, flessibile. Quando la agita nell'aria sibila come un gatto arrabbiato. La posa in evidenza sul tavolino.
La sua voce è secca:
- Scopriti!
Abbasso gli slip lasciando allo scoperto le natiche. L'ansia e il desiderio sono ormai una cosa sola. Ho capito benissimo che cosa devo fare. Metto il mio cuscino sotto la pancia, in modo che le natiche rimangano ben esposte. Françoise arrotola la cintura sulla mano destra, ne lascia pendere una trentina di centimentri, si avvicina. Il mio respiro è sempre più affannoso. Perchè mi fa ancora aspettare?
Sento che si muove, sospira, solleva il braccio, ed ecco il sibilo, lo schiocco, il bruciore. Ancora, ancora... Le lacrime che mi gonfiano gli occhi escono irresistibili. Il calore invade il mio ventre.
Françoise si ferma per un attimo, ma io mi inarco, lei capisce che cosa le chiedo: non voglio che si arresti, voglio che continui a colpirmi, voglio che il dolore diventi piacere devastante.
E' lei che decide di fermarsi. Quando mi abbraccia i baci sono appassionati, roventi per la tensione. Non ho mai provato emozioni così intense.
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