Ricevo e pubblico volentieri questa raffinata confessione erotica... proveniente da una persona che conosco bene:
Tutto è cominciato qualche anno fa.
Vivevamo insieme da poco.
Lei mi telefona durante l'intervallo di mezzogiorno: mi dice di passare, uscendo dal lavoro, in una libreria del centro per ritirare un libro prenotato qualche giorno fa. Durante il pomeriggio io sono preso da tanti problemi, esco dall'ufficio chiacchierando con alcuni colleghi, ci fermiamo ancora per un caffè... e dimentico completamente il libro.
Mi viene in mente aprendo la porta di casa. E la prima cosa che lei mi chiede, rientrando dopo di me, è proprio quella. Mi scuso, le prometto che domani provvederò, ma la sua reazione è rabbiosa:
- Accidenti lo sai che ci tenevo tanto! Adesso sai che ti succede? Stai in punizione fino all'ora di cena!
- Che vuoi dire?
- Vieni con me!
Sono completamente disorientato, la seguo un po' per curiosità un po' per paura: non l'avevo mai vista così determinata. Mi accompagna in camera da letto. Sono perplesso e incuriosito.
- Inginocchiati, lì di fronte al muro!
- E poi?
- E poi stai lì fino all'ora di cena, fermo e zitto; e niente smartphone!
- Scherzi?
- Non sto affatto scherzando, per questa volta ti punisco così, e ricorda che esistono metodi ben più severi!
Sono letteralmente allibito, non riesco a capire se sta scherzando, se mi prende in giro... In ogni caso vedo che è veramente furibonda e preferisco aspettare che si calmi. Mi inginocchio in un angolo.
- Così sei soddisfatta?
- Attento, non fare lo spiritoso... potresti pentirtene.
Passano dieci minuti, un quarto d'ora, sbuffo, penso che ormai si sia calmata. Mi rialzo, vado in tinello con un bel sorriso pacifico stampato in volto:
- Domani mi ricorderò del tuo libro, stai tranquilla...
Mi guarda furibonda:
- Avevo detto fermo e zitto fino all'ora di cena! Vedo che hai bisogno di una punizione vera!
Devo confessare che vederla così arrabbiata, severa, decisa a farsi rispettare produce in me un'emozione strana, che non avevo mai provato.
Sento il bisogno di sottomettermi.
Vedo che pesca da un barattolo un pugno di chicchi di riso. Ritorna in camera, li sparge sul pavimento, mi ordina di inginocchiarmi su di essi con le ginocchia nude. Obbedisco...
- Accidenti fanno male, è terribile...
- Ti avevo avvertito, adesso rimani lì, immobile, inginocchiato, finché vorrò io...
Beh, sembra incredibile ma non riesco a ribellarmi, il suo atteggiamento autoritario mi ipnotizza, c'è qualcosa in me che mi spinge a obbedirle ciecamente, a riconoscere la sua superiorità.
Quando, dopo quasi mezz'ora, mi concede di alzarmi, le mie ginocchia sono in condizioni pietose e non riesco quasi a muoverle.
E' passato molto tempo da quel giorno da quel giorno e la sua severità non si è attenuata... anzi è diventata parte una parte importante della nostra convivenza, un sostegno alla reciproca attrazione.
La nostra vita scorre normale: il lavoro, i piccoli problemi da risolvere quotidianamente con buona volontà e buon senso, le spese del sabato, qualche week-end in montagna, qualche mostra d'arte... e il suo libriccino rilegato in pelle (eh si, proprio un libriccino: lei dice che per le cose serie non si usa lo smartphone). Quando qualcosa non va, basta una sua occhiatina allusiva, e un piccola nota sul libriccino. Alla fine del mese si fanno i conti.
Una sottile, flessibile bacchetta di salice. E poi un martinet, la tipica frusta francese protagonista di mille e mille racconti erotici: sette sottili corregge di pelle lunghe una trentina di centimetri, fissate a un'impugnatura di legno elegantemente intagliato. E ancora: una corta cinghia di morbido cuoio.
Con uno di questi strumenti sarò punito fra due giorni, l'ultimo sabato del mese. Questo è il patto fra me e Giuditta: nessuna polemica, nessun litigio, nessuna discussione. Qualcuno potrebbe dire: "Perché lei punisce te e tu non punisci lei? Forse lei è perfetta?". Eh si. Se proprio non è perfetta è molto vicina alla perfezione, mentre io sono sbadato, pasticcione, sprecone... e poi, insomma, devo dirlo: il momento in cui alza un sopracciglio e scrive velocemente qualcosa sul suo libriccino è per me un momento di infinita emozione, di infinito piacere. Pregusto la nostra serata intima, una musica dolcissima in sottofondo, la stanza in penombra, l'elenco dei miei errori, delle mie dimenticanze, il cuore che batte forte... Ognuna delle mie piccole colpe viene valutata con un certo numero di asterischi, ogni asterisco vale tre colpi...
Un veloce calcolo, la sua voce dolce e severa emette la sentenza:
- Questo mese hai nove punti, uguale ventisette colpi... sei d'accordo?
- Sei tu che decidi e ogni tua decisione è legge.
- Bene, bene, adesso però non ho ancora voglia di punirti, voglio che tu ti goda l'attesa.
- Grazie.
Mi inchino di fronte a lei, bacio la mano che presto impugnerà la frusta...
Mi fa sedere accanto a lei sul divano accarezza i miei capelli, avvicina il suo volto al mio, mi bacia sulla bocca, un bacio dolcissimo, pieno di passione, il mio respiro si fa più veloce...
Sorride ancora, lievemente. Non è ancora il momento dell'amore. Per ora devo solo mostrare la mia devozione.
- Adesso il nostro primo impegno è la punizione, vuoi scegliere lo strumento?
- Si mia signora.
Il mio preferito è la bacchetta, e lei lo sa benissimo. E' molto dolorosa ma al tempo stesso infuoca i lombi e preannuncia lunghi momenti di passione...
Una regola che abbiamo concordato prevede però che non si usi per due volte di seguito lo stesso mezzo di punizione. Lo scorso mese sono stato punito con la bacchetta e quindi le porgo la cinghia con cui desidero essere punito. Lei sorride e la impugna, fissandomi negli occhi. Io mi spoglio completamente, mi avvicino allo sgabello intagliato in stile barocco e ricoperto di velluto rosso, mi inginocchio e mi ci appoggio: le mie natiche sono nude, esposte ai colpi.
Un fruscìo. Lei si mette in posizione, io pronuncio la formula abituale:
- Mia signora, ho commesso degli errori e merito una severa punizione, ti ringrazio fin d'ora poiché ti degni di occuparti di me, e accetto con gioia il dolore che vorrai infliggermi.
Attendo. Sono pochi secondi ma equivalgono ad un'eternità. Il suo braccio si sta sollevando... ricade in un lampo, con forza. Il bruciore esplode, il dolore si attenua ma ecco un altro colpo, e poi un altro, e un altro ancora. Ansimo, mentre dolore e piacere si intrecciano e il mio corpo oscilla seguendo il ritmo dei colpi.
La punizione è finita, ma la mia eccitazione è al culmine, devo fare in modo che le frustate continuino, non posso farne a meno...
- Signora hai sbagliato il calcolo mi spettano altri colpi.
- Io non sbaglio mai - risponde lei seccamente.
- No eri distratta, avevi la testa nelle nuvole...
Sto cercando di provocarla, e lei coglie al volo l'occasione: la sua voce si fa rabbiosa:
- Come osi parlarmi in questo modo!
- Io parlo come voglio! - rispondo con tono provocatorio...
- Molto bene, e allora per la tua insolenza avrai altri venti colpi e spero che siano una lezione sufficiente!
Era quello che volevo, a questo punto assumo un tono umile:
- Perdonami, ho perso il controllo, mi rendo conto della mia colpa e accetto la punizione.
Mi distendo ancora sul morbido velluto, ansimo per l'eccitazione. Il cuoio sibila crudelmente più e più volte, non posso trattenere le lacrime che ormai scorrono sul mio viso. Quando la punizione finisce mi prostro al suolo, bacio i suoi piedi con passione, la ringrazio...