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giovedì 30 novembre 2017

Questa sera Josiane, la mia adorata Josiane, mi punirà. Durante la settimana ha registrato sulla sua agendina i miei errori, le mie disobbedienze, i miei ritardi. Questa sera avverrà la resa dei conti.
E' per me un'emozione sempre rinnovata l'attesa della punizione. 

Josiane mi fa sospirare. Durante la cena, mentre in me cresce la tensione, lei si comporta come se nulla fosse. Mi sorride, parla del più e del meno, mi racconta qualche pettegolezzo a proposito delle sue colleghe. Ma il mio pensiero va a ciò che accadrà fra poco, e - ne sono convinta - anche per lei l'attesa è fatta di desiderio. Rimette in ordine la tavola, accende la lavastoviglie. Ancora un'oretta per uno spettacolino sciocco alla televisione

Sono io ad aprire il discorso. La mia voce è tremante:
- Josiane, so che anche questa settimana mi sono comportata male ma ti assicuro non l'ho fatto apposta... sai che sono sempre distratta, molte volte dimentico gli impegni...
- Già come l'altro ieri, quando mi hai fatta aspettare per un quarto d'ora in via Vittorio Emanuele...
- Ma non è stata colpa mia, c'era uno scemo che si è piantato sulla rampa del parcheggio, non riusciva ad andare né avanti né indietro, si è formata una coda assurda... ma ti ho avvertita subito...
- Vorrei ben credere! Avrei dovuto stare lì davanti a una vetrina come una bella statuina??!
- Va bene hai ragione tu, lo sai benissimo, e  lo so anch'io...
- Ho preso una decisione: la punizione del sabato sarà sempre più severa, voglio proprio vedere a che punto arriveremo...
Abbasso gli occhi, mormoro:
- Sai benissimo che ti amo troppo e sono disposta ad accettare qualunque tua decisione...
- Bene, dimostralo...
Josiane mi fissa con i suoi stupendi occhi viola. Mi inginocchio di fronte a lei, mormoro:
- Ti prego di punirmi per il mio ritardo dell'altro ieri, ti ho fatta aspettare circa dieci minuti...
Josiane mi interrompe, gelida:
- Tredici!
- E ti  chiedo... di raddoppiare la punizione abituale, quindi... due colpi di bacchetta per ogni minuto di attesa...
- Benissimo, ti spettano ventisei colpi... quindi avrai tredici colpi sulle mani e tredici sul tuo bel sederino.
Mi manca il fiato. la paura e il desiderio fanno a gara, non quale dei due sia più intenso. Vado in camera, apro il cassetto alla base dell'armadio. Ecco la bacchetta di salice, sottile e flessibile.  La poso sul letto, mi inginocchio sul tappeto, tendo le mani, la palme ben in vista... Josiane mi fa attendere qualche minuto: minuti di ansia di tensione, ansimo lievemente...
Eccola finalmente. Mi guarda, seria. 
- Sai che quando decido di punirti, lo faccio per il tuo bene, voglio che tu ti abitui ad essere puntuale, precisa, scrupolosa nel mantenere gli impegni...
- Si lo so
- So di farti soffrire ma lo faccio perché ti amo...
- Lo so e ti ringrazio.
Josiane impugna la flessibile bacchetta, la agita nell'aria. Ecco, si pone di fronte a me. La fisso negli occhi. 
- Fai in fretta, ti prego - le dico.
Un sibilo rabbioso, un dolore intenso esplode sul palmo della mia mano. Non piangerò, non supplicherò.
Ancora il sibilo, e ancora, ancora... sento che le lacrime gonfiano i miei occhi, cerco di trattenerle, e infine cominciano a colare senza sosta sulle mie guance...  quasi non ci credo quando Josiane mormora:
- Per ora basta così, le mani hanno sofferto abbastanza... continueremo fra un po'...

A fatica sfrego le mani, irrigidite e indolenzite l'una contro l'altra; getto uno sguardo: arrossate, gonfie. Josiane non si è trattenuta, ha colpito senza pietà... ma so benissimo che non finisce qui... sospirando mi lascio cadere sul letto.
E' passato qualche minuto. Ho sentito Josiane armeggiare in cucina, sento che si avvicina, porta un vassoietto con due tazzine di caffè, mi sorride, sento arrivare dal salotto una musica ovattata: le voci di Serge Gainbourg e Jane Birkin si inseguono, si intrecciano nell'eseguire Je t'aime, moi non plus una vecchia ma bellissima canzone.
A questo punto sono io che chiedo la punizione, non è Josiane che me la impone. Mi distendo lentamente sul letto, offro il mio fondoschiena lievemente inarcato. Josiane sorride, ancora impugna la bacchetta. Un leggero, rauco sibilo, un lampo di dolore, un sussulto, un gemito, ancora... ancora...
E poi un bacio appassionato, sensuale, delirante...
 Il sole del mattino ci trova abbracciate...




giovedì 9 novembre 2017

“Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non scambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza, non sa la più alta delle felicità umane... 

Gabriele D'Annunzio

piedi sexy da adorare



venerdì 3 novembre 2017

sabato 28 ottobre 2017

Egon Schiele.... Gabriele D'Annunzio

Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia 

come una lenta morte,
e senza fine 

(voglio che più forte
sia de la morte) e senza mutamento.

venerdì 8 settembre 2017

Klimt ... Saffo

... cose belle noi godevamo
corone di viole
di rose e di crochi
cingevi al capo
accanto a me
e tutto il corpo ti ungevi
di unguento profumato
e su soffici letti
saziavi il desiderio...

giovedì 20 luglio 2017

mercoledì 12 luglio 2017

venerdì 23 giugno 2017

mercoledì 14 giugno 2017

domenica 7 maggio 2017

sabato 22 aprile 2017

Gabriele D'Annunzio...

Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra 
giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro l’Infinito
voglio…voglio…voglio..un desiderio urlato 
e disperatamente sofferto 
che conduce all’Infinito!


venerdì 21 aprile 2017

Fernando Pessoa, sensuale poesia


O amor, quando se revela,
Não se sabe revelar.
Sabe bem olhar p'ra ela,
Mas não lhe sabe falar.

Quem quer dizer o que sente
Não sabe o que há-de dizer.
Fala: parece que mente...
Cala: parece esquecer...

Ah, mas se ela adivinhasse,
Se pudesse ouvir o olhar,
E se um olhar lhe bastasse
P'ra saber que a estão a amar!

Mas quem sente muito, cala;
Quem quer dizer quanto sente
Fica sem alma nem fala,
Fica sò, inteiramente!

Mas se isto puder contar-lhe
O que não lhe ouso contar,
Jà não terei que falar-lhe
Porque lhe estou a falar...

L'amore, quando si rivela,
Non  sa rivelarsi.
Sa bene guardarla,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa che dire.
Parla: sembra mentire...
Tace: sembra dimenticare...

Ah, se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che è amata!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quel che sente
Resta senz'anima né parola,
Resta solo, totalmente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando...

giovedì 20 aprile 2017

giovedì 13 aprile 2017

mercoledì 5 aprile 2017

mercoledì 22 febbraio 2017

puniscimi con la bacchetta

ebbene si frustami
sono colpevole
ho sognato di tradirti
cerca la bacchetta
quella sottile 
flessibile
che sibila crudelmente
che segna la pelle
senti i miei gemiti
non chiederò pietà
non la merito
sussulto  ansimo
le lacrime rigano
il mio viso
mi abbracci
entri in me
basta con i sogni
sussulto di piacere
...

sabato 4 febbraio 2017

amore, dolore, piacere... frustata da lei ... amata da lei


Il treno sta entrando in Parigi. Fra pochi minuti saremo alla Gare de Lyon. Molti viaggiatori cominciano ad agitarsi, a raccogliere i bagagli. Fra poco vedrò il volto severo di Danielle. Sarà furibonda. Durante la vacanza a Nizza non ho risposto alle sue telefonate, le ho solo mandato un sms per avvertirla del mio ritorno. D'altra parte, le avevo detto chiaramente che intendevo per qualche giorno staccarmi totalmente dalla routine quotidiana.

Amo vederla adirata. Mi piace sentire la sua voce  che dichiara:
- Ti sei guadagnata una bella correzione.
Mi piace essere punita da lei. Rifletto un attimo sull'espressione "tu as droit" - hai diritto - che i francesi usano per dire "ti meriti” o “hai guadagnato”. Queste parole mi fanno correre un lieve brivido per la schiena. "Hai diritto": vuol dire che  sei tu a dover esigere ciò che ti spetta? Si può "avere diritto" a una punizione o si deve cercare ogni mezzo per sfuggirla?

La gente comincia a scendere. Seguo lentamente la fila. Ecco Danielle, sul marciapiede. 

Mi avvicino. 
Mi fissa gelida. 
Per un attimo temo che abbia intenzione di schiaffeggiarmi davanti a tutti. Resisto alla tentazione di ripararmi, anzi, metto le mani dietro la schiena, offro il mio viso.
Mi guarda negli occhi. Sostengo il suo sguardo. Il mio stomaco è pieno di farfalle che si agitano pazzamente. Presto le mie natiche saranno infuocate, ma quanto saranno dolci le sue carezze dopo la punizione!

- Arrivi finalmente, non ti sei mai fatta sentire!
Rispondo seccamente, con tono insolente:
- Devo ripeterti che avevo bisogno di qualche giorno di relax totale?
- E questi pantaloni trasparenti? Vuoi  che tutta Parigi apprezzi il tuo perizoma?
- In mezzo a tanti vecchi monumenti, qualcosa di stimolante ci sta bene!
- Sai benissimo di che cosa hai bisogno!
- No, dimmelo tu!
- Di una bella lezione, visto che hai dimenticato tutto quello che ti ho insegnato
- Eh si ho la memoria corta, o tu non insegni con sufficiente energia...
Mi fissa per un lungo attimo.
- E' il caso che andiamo fare un piccolo acquisto.

Saliamo su un taxi. Danielle dà all'autista un indirizzo di Avenue Montaigne. Ci fermiamo di fronte ad una delle tante lussuose boutique della zona. Entriamo. 

Una signora di mezza età ci viene incontro, saluta affabilmente Danielle. Dopo qualche convenevole. Danielle mormora qualcosa, colgo una parola che mi preoccupa: martinet. La signora ci accompagna verso un piccolo espositore di  di legno, simile a quelli che si usano per le collezioni di piccoli oggetti, poco visibile in mezzo ai tanti e colorati articoli di lingerie. Vi si trovano una decina di staffili: belle impugnature eleganti, di legno intagliato, che reggono sottili corregge di pelle nera, lunghe una trentina di centimetri.
La signora si avvicina, sorridendo:
- Vuol vedere meglio?
Esito, mi rivolgo verso Danielle, interrogandola con lo sguardo.
- Scegli tu - lei risponde - il problema riguarda te.
La signora, che ha compreso al volo la situazione, apre la vetrinetta e mi spiega:
- Questi sono modelli molto eleganti ma poco efficaci, vede, le impugnature riprendono motivi settecenteschi, il periodo in cui questo strumento era utilizzato sia per la disciplina famigliare, sia nelle istituzioni pubbliche; si tratta di oggetti molto decorativi; questo invece è il più severo,  ci sono sette corregge di cuoio piuttosto rigide: è anche quello che ha un prezzo più ragionevole...
- Vedo che lei se ne intende.
- Beh, è una vecchia passione...

Ovviamente scelgo il moello più severo.

Danielle dà al taxista l'indirizzo del mio  piccolo appartamento.
- Per questa sera è meglio che ti riposi - dice la sua voce severa - vediamoci domani, avremo modo di fare i conti.




La luce del sole, filtrata dalle fronde dei vecchi alberi che abitano di fronte a casa mia, annuncia una bella giornata. La notte è stata tranquilla, il sonno mi ha ristorata. Mi guardo dentro: desiderio e ansia sono presenti nella stessa misura. 

Lascio scorrere lungamente l'acqua della doccia. Morbide pantofole di spugna, accappatoio. Godo del profumo di timo che la pelle ha assorbito dal bagnoschiuma. Mi occupo dei capelli, poi delle unghie delle mani e dei piedi: le limo per mantenere una forma regolare ma non le accorcio. Danielle detesta le unghie troppo corte. E' il momento dello smalto: lo scelgo leggermente perlato, chiarissimo... ma un diavoletto si fa sentire nella mia mente:
- Questo è quello che piace a Danielle, ma tu falla arrabbiare: metti un rosso fuoco clamoroso.
- Già, ma sai quanto è severa, già ieri sera era furibonda...
- Sai quanto sono piacevoli le sue carezze sulle tue natiche in fiamme, sai quanto diventa sensuale dopo che ti ha sculacciata...


La decisione è presa: rosso fuoco. Recupero una boccetta di smalto usato pochissimo e lo stende con grande cura sulle unghie di mani e piedi, poi mi distendo, aspettando che lo smalto asciughi perfettamente.

La giornata scorre
tranquillamente fra le solite piccole incombenze del sabato. Il sole comincia ad abbassarsi sui tetti delle case. Metto un velo di gloss e pochissimo ombretto. Le gambe sono perfettamente depilate e l'abbronzatura le mette in valore. Abbandono i sandali che usavo a Nizza e scelgo delle belle decolleté tacco 8 a punta aperta: mi piace che si intraveda il brillare dello smalto sulle unghie dei piedi.
Prendo dall'armadio il tailleur di lino blu screziato di beige. Esito un attimo e poi, prima di indossare la  giacca, mi sfilo il reggiseno. I miei  capezzoli  fremono al contatto con la fodera di tessuto finissimo e scivoloso, mentre un brivido parte dalla nuca e mi giunge al ventre.
Metto nella borsa il pacchetto elegantemente confezionato con lo staffile acquistato ieri.
Da Danielle vado a piedi: voglio arrivare serena, avvicinarmi passo passo. Qualche foglia sta cominciando a cadere ma l'aria ha ancora il calore dell'estate. Mi siedo su una delle vecchie panchine di Place des Vosges: ho sempre amato quel giardino ombroso e ben curato, frequentato da anziane signore e dai loro cagnolini, con la fontana che produce intorno a sé una zona di aria fresca e limpida.
Sorveglio l'orologio. Voglio arrivare con lieve ritardo. Danielle è ossessionata dalla puntualità. Voglio punzecchiarla, suscitare la sua severità, sentire la sua voce adirata, essere costretta a scoprirmi, contare ad alta voce le frustate che fanno esplodere ondate di calore...
Si sta così bene qui... il mormorare della fontana, le voci delle persone che chiacchierano tranquillamente, il fruscio delle foglie lievemente agitate dalla brezza.
Adesso devo proprio andare!
Ecco la palazzina in cui abita Danielle. La facciata è quasi nascosta dalle foglie di due grandi e vecchie magnolie.
Compongo il numero del suo appartamento. La serratura elettrica scatta. L'androne odora di cera. La scala dai vecchi gradini di marmo, consumati da decenni di passi, è fiancheggiata da una bellissima ringhiera di ferro battuto. Danielle ha già aperto la porta di casa. Ansimo per l’emozione. Un abbraccio forte, appassionato. Le nostre labbra si cercano, si trovano, ma subito Danielle si stacca, la sua voce è fredda:
- Ti sto aspettando da venti minuti.
L'emozione fa volteggiare farfalle nel mio stomaco, ma riesco a mantenere un tono provocatorio:
- Mi sono fermata in Place des Vosges ... si stava così bene!
- E queste unghie? Vuoi forse far concorrenza a qualche rombière?
- A me piacciono.
Danielle mi fissa. Le mie provocazioni la eccitano. le sue mani perfettamente curate sbottonano lentamente la mia giacca, ne aprono i lembi, mettendo a nudo il seno. Il dito di Danielle percorre un itinerario a spirale sulla mia pelle. I miei capezzoli si irrigidiscono fieramente. Danielle si china e li sfiora con le labbra ma si rialza proprio mentre mi sfugge un gemito e il mio corpo si inarca senza che io possa controllarlo.
- Stai diventando davvero sfrontata; dovrò essere severa.
La fisso negli occhi:
- Si, lo so.
Nel piccolo spogliatoio mi sfilo le scarpe, lascio la borsa e il tailleur. Infilo il kimono che mi ha regalato e che è diventata la mia elegante veste da camera. Mi muovo silenziosamente sulla morbida moquette.
Telemann in sottofondo. La cena è raffinata, come immaginavo. I nostri piedi nudi si sfiorano sotto il tavolo. I nostri occhi si incontrano, si sfuggono. Pensiamo tutte e due la stessa cosa, ed è così dolce far finta di nulla, giocherellare con piccole frasi banali, che servono solo a prolungare l'attesa. La musica si esaurisce con uno squillante accordo finale.
La tensione si fa, lentamente, tormentosa. Il desiderio di affrontare la prova. La consapevolezza di non poterla evitare. Il rinvio addolcito dalla musica.
E' giunto il momento. Dalla mia borsa prendo il pacchetto che contiene la frusta e glielo porgo. Il suo sguardo si addolcisce:
- Peccato che tu sia così indisciplinata.
- Ci sei tu per castigarmi...
Ieri sera, gironzolando  per i blog e i forum ho avuto conferma del fatto che  il martinet  è un condimento molto  diffuso nella vita amorosa dei parigini.


Vado in camera, mi avvicino al letto, sfilo il kimono, mi sdraio sulla coperta fittamente ricamata. Appeso al muro c'è un quadretto che da tanto tempo mi affascina: una foglia di loto sulla quale è dipinta una danzatrice colta in una posa particolarmente armoniosa ed equilibrata, con un dolce sorriso sul volto.
Un fruscio: Danielle sta aprendo il pacchetto.
Si avvicina.
Mi rigiro lentamente sul letto, sollevo un po' il bacino e faccio scivolare le mutandine verso le ginocchia.  Ansimo per la sensazione di fresco sulle mie natiche scoperte che mi preannuncia l'inizio della punizione.
Interminabili secondi di attesa.
La voce di Danielle è un mormorio sensuale:
- Sei pronta?
- Si...
L'attesa di pochi  secondi mi pare interminabile. La frusta sibila... un'ondata di calore mi invade.
Sussulto, per un attimo mi manca il fiato, poi mi ricordo la regola. Mormoro:
- Uno... grazie.
Un secondo colpo, più secco.
- Due... grazie.
- Tre... grazie.
I colpi si susseguono. 

Il martinet sibila venti volte. 
Venti sussulti che mi fanno fremere di desiderio.
Le mie natiche sono roventi. Ansimo, gemo. Danielle le carezza, dolcemente, leggermente, poi le sue dita sapienti si spostano verso la mia vagina palpitante.
Quando i nostri corpi nudi si allacciano, si avvinghiano, il dolore non esiste più, esistono solo più brividi di piacere.

mercoledì 18 gennaio 2017

unghie lunghe mani e piedi sensuali

vogliamo capire che gli uomini ADORANO le unghie lunghe dei piedi e delle mani?

mercoledì 11 gennaio 2017

mercoledì 4 gennaio 2017

sandali affascinanti, piedi da baciare


Amore, desiderio, 
sogno, passione, sensualità, 
speranza, 
delusione, ricordo, bacio... l'ultimo, il primo?

martedì 3 gennaio 2017

open toe



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