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sabato 16 febbraio 2013

Vergogna





Io amo colui che si vergogna quando il lancio dei dadi riesce in suo favore e si domanda: sono forse un baro ?

Friedrich Nietzsche

domenica 10 febbraio 2013

Immagine sensuale


Racconto: "Marianne sculacciata dalla suocera severa" - primo capitolo: punita con la bacchetta



Marianne freme per l'ansia sul fiacre che percorre le strade affollate di Parigi verso l'Ile Saint Louis, in cui abita con il marito Henri-François e la suocera, Henriette du Beaulac. Sicuramente giungerà in ritardo alla piccola ma prestigiosa residenza nobiliare proprio oggi, mentre la suocera le ha raccomandato l'assoluta puntualità, visto che una schiera di aristocratici parenti è stata invitata per una cena elegante. Mentre la carrozza varca il portone per depositarla di fronte alla scale d'ingresso Marianne alza gli occhi verso la finestra del salone e viene fulminata dallo sguardo severo della donna.
Henriette du Beaulac scende incontro a lei. Sibila rabbiosamente:
- Preparati in fretta: sto facendo salti mortali per giustificare in tuo ritardo!
- Ma c'era una terribile confusione sugli Champs Elysées
- Stai zitta, non cercare inutili giustificazioni!
Marianne ha già avuto occasione di sperimentare le rigidezza della suocera, ma non l'aveva mai vista così furiosa.
La serata trascorre felicemente. Madame du Beaulac sembra aver dimenticato i problemi poco prima e si mostra spiritosa con gli ospiti, affettuosa con il figlio e la nuora.
E' passata la mezzanotte. Con mille complimenti gli ospiti si avviano alle loro carrozze e le donne di servizio trasferiscono stoviglie, bicchieri, avanzi di dolce verso la cucina.
Madame du Beaulac tiene molto alla piccola cerimonia della buonanotte. Il figlio le si avvicina e sfiora con le labbra la mano che la vecchia nobildonna gli porge. Mentre Henri-François si avvia verso il piano superiore Marianne si rivolge alla suocera:
- Vorrei ringraziarvi, madame, per avermi presentata agli ospiti in modo così lusinghiero, sono  veramente commossa dalla vostra generosità.
- Non ho fatto altro che il mio dovere; i conti du Beaulac sanno come ci si ama e ci rispetta all'interno della famiglia. Io ti considero mia figlia, ma proprio per questo tu devi imparare qualche cosa sulle nostre regole di comportamento. La tua povera madre non c'è più, tuo padre è un uomo d'onore ma purtroppo sempre lontano per i suoi impegni di difensore della  nostra patria. Spetta a me completare la tua educazione e non voglio sfuggire a  questo impegno.
Marianne tace e abbassa gli occhi. Sa benissimo che nonostante i suoi ventidue anni non può in alcun modo sottrarsi all'autorità della nobildonna.
- Ti aspetto domni alle diciotto nel mio studio, porta con te il correttore.
- Scusate madame, che cos'è il correttore?
- Chiedi a tuo marito, ti spiegherà tutto.

Quando Marianne entra nella camera da letto Henri-François sta dormendo e la ragazza rinvia la spiegazione.
Marianne ha dormito poco e male e ciò che il marito le dice la mattina successiva non serve certo a rassicurarla. Il correttore è una sottile e flessibile bacchetta di salice, che abitualmente giace in fondo a un armadio, sotto una montagna di biancheria. La regola stabilita da madame du Beaulac è che il giorno dopo aver compiuto un errore il colpevole si presenti portando con sè la bacchetta e chiedendo di essere punito.
Marianne chiede al marito:
- Ti è capitato spesso di essere punito in questo modo?
Il giovane ridacchia scioccamente, sfregandosi il fondoschiena:
- Mi fa ancora male adesso!
La giornata è lunga e tesa.
Una passeggiata con il marito al Bois de Boulogne non basta certo a rilassare la povera Marianne.
Le diciotto si avvicinano. Marianne non vuole essere in ritardo, ma neppure troppo in anticipo, per non mostrarsi ansiosa. La sua vita è  trascorsa in collegi lussuosi, dove le punizioni si limitavano alla privazione del dolce a cena.

Mancano pochi minuti. Una camicetta bianca ricamata, unna gonna lunga abbondantemente sotto il ginocchio, i capelli raccolti sulla nuca ... e la bacchetta in mano.
Marianne bussa alla pesante porta di noce che dà accesso allo studio della suocera.
- Avanti!
- Buonasera madame, mi aspettavate...
- Ah si, siediti pure, termino solo di scrivere questa lettera.
La mano della nobildonna, seduta di fronte ad un sécretaire elegantemente intarsiato, scorre lentamente sulla carta. Una attenta rilettura, e finalmente i suoi occhi si alzano su Marianne.
- Devi imparare, cara nuora, che l'assoluta puntualità è una dimostrazione di superiorità nei confronti dei molti che ti sono inferiori, di rispetto verso i pochi che ti sono superiori. Insomma, è una virtù irrinunciabile.
- Ma io ...
- Alt! non cercare giustificazioni. Giustificarsi è un intollerabile segno di debolezza. Quando si sbaglia si tace e si accetta la punizione senza batter ciglio. Anzi, la si chiede.
Marianne non trova il coraggio di reagire e abbassa gli occhi. Il silenzio è pesante. Finalmente dalla sua bocca esce un mormorio:
- Madame, chiedo di essere punita.
La nobildonna scrive qualcosa su un foglio e lo ripiega attentamente.
- Su questo foglio ho scritto il numero di vergate che meriti. Adesso tocca a te esprimere una proposta. Se sarà superiore alla mia, la accetterò. Se sarà inferiore, riceverei tanti colpi quanti ho deciso io, più la differenza fra la mia e la tua proposta. Ti conviene riflettere bene.
- Madame, temo di non capire.
- E' un meccanismo molto semplice: lo capirai sperimentandolo.
Marianne è sul punto di scoppiare a piangere. Balbetta:
- Sei.
- Evidentemente non ti sei resa conto della gravità del tuo comportamento. Per questa volta sono stata molto generosa e ho deciso dodici. Più la differenza fra la mia e la tua proposta: il totale è diciotto. Come vedi, se una proposta troppo alta ti danneggia, una bassa ti danneggia ancora di più. In questo modo ti educo a valutare obbiettivamente le tue colpe. Ti avverto che ricevendo la punizione non dovrai lamentarti, dovrai contare ad alta voce i colpi e ringraziarmi alla fine. Sono stata chiara?
- Si madame.
- Dammi la bacchetta. Vieni, appoggiati ai braccioli di questa poltrona, e pensa che su di essa si sedette un tempo sua altezza la regina Maria Antonietta, martire della follia rivoluzionaria.
Marianne si muove come un automa. Tremando porge la bacchetta alla suocera, poi si accosta alla poltrona, poggia le mani sui braccioli.
- Ma insomma, scopriti, devo  proprio spiegarti tutto!
Marianne slaccia la gonna e la lascia scivolare a terra, poi, dopo una lunga esitazione, abbassa verso le ginocchia le mutandine ricamate. Istintivamente i glutei si contraggono.
Una lunga, interminabile attesa. Marianne sente frusciare la lunga veste  di madame du Beaulac, che prende posizione alle sue spalle. Ancora qualche interminabile secondo e poi... un vibrante sibilo e la bacchetta colpisce le natiche tremanti. Marianne non riesce a trattenere un grido, un sussulto.
La nobildonna sospira e con tono gelido:
- Ti ripeto che devi rimanere immobile, non lamentarti e contare i colpi. Dunque ricominciamo.
Marianne stringe rabbiosamente i braccioli:
- Sono pronta madame.
Ancora il crudele sibilo.
- Uno.
.......
- Due.
......
- Tre.
......

Le lacrime scorrono silenziosamente sul volto della giovane, la voce trema, ma, a poco a poco, una forza che non sapeva di avere la invade. Mentre un calore eccitante, mai sperimentato prima, si diffonde verso il ventre della giovane, il suo corpo si inarca all'indietro, le natiche si offrono alla bacchetta sibilante, quasi a sfidarla.
...
Diciotto.

Marianne resta immobile, ansimante. Sente la voce della suocera:
- La punizione è terminata; ti sei comportata molto bene.
Marianne si rialza lentamente, si riveste, si volta verso la suocera che le porge la mano. Marianne la sfiora con le labbra e mormora:
- Grazie, madame.