Sono passati quasi due mesi da quando Marianne è stata frustata dalla suocera a causa del suo ritardo nel partecipare ad una riunione di parenti.
Le diciannove vergate sulle natiche nude sono state dolorose ma quando Marianne ci ripensa non è solo la sensazione del dolore e dell'umiliazione che ritorna alla sua mente, ma un groviglio di sentimenti che lei stessa non riesce a spiegare.
E' notte. Marianne si sveglia, forse a causa del rumore prodotto da una carrozza di passaggio sulla strada. Il marito, reduce dall'ennesima riunione al Club dei cacciatori, russa, borbotta e grugnisce accanto a lei. Marianne si alza e silenziosamente si sposta verso il salottino accanto alla camera. La luna piena illumina le guglie di Notre Dame.
Cresciuta in un lussuoso collegio, Marianne non ha mai sentito attenzione nei suoi confronti. Solo la suocera si è preoccupata per lei, anche se la sua sollecitudine si è manifestata attraverso una punizione.
Marianne si avvicina a una poltroncina. Si sfila la camicia da notte e la lascia scivolare a terra. Lascia scivolare a terra anche le mutandine di pizzo. Si appoggia ai braccioli. Rivive le sensazioni di quel giorno. L'attesa delle vergate sulle natiche tremanti. Paura e desiderio, tremore ed eccitazione. Risente il sibilo della bacchetta che colpisce senza pietà. Il suo respiro si fa affannoso. Il suo ventre si contrae. Si riveste. Indossa una morbide vestaglia.
La colazione... il caffè, le brioches calde. Marianne ormai ha imparato a non far rumore, a maneggiare preziose tazzine e cucchiaini d'argento con disnvoltura. Fra un sorso di caffè e l'altro, ecco la voce della suocera:
- Marianne volevo dirti che siamo invitate per un the dalla marchesa mia cugina, Madame de Saint-Julien.
- Oh bene, ne ho sempre sentito parlare, ma non l'ho mai conosciuta.
- L'invito è per venerdi prossimo.
- D'accordo madame, sarò lieta se mi aiuterete a scegliere una mise adatta.
- Certamente, possiamo parlarne, ma prima vorrei affrontare un'altra questione, vieni nel mio studio fra dieci minuti.
Marianne sente un brivido. Nello studio della contessa sua suocera si entra per ricevere un castigo... eppure il tono è sereno e rilassato. I momenti di ansia paiono eterni. Infine Marianne si decide a bussare alla porta di noce.
- Entra, entra pure.
Marianne si avvicina alla suocera esitando, con gli occhi bassi.
- Non ti preoccupare, non voglio rimproverarti, ma sarebbe opportuno risolvere un problema prima dell'incontro con la marchesa... si tratta della riverenza.
- La riverenza, madame?
- Si, io ti presenterò alla marchesa, che non era presente al matrimonio poichè si trovava a Nizza; tu dovrai avvicinarti e inchinarti in modo perfetto, lei ti porgerà la mano e tu la sfiorereai con le labbra, poi ascolterai i suoi convenevoli e, presumibilmente, ti inviterà a sedere al tavolo per sorbire il the con i pasticcini.
- Si madame.
- Ho notato che il tuo modo di inchinarti è un po'... come dire... poco disinvolto.
- Si madame, in collegio per molto tempo non avevamo incontrato l'insegnante di buone maniere... poi in un paio di lezioni tutti gli argomenti sono stati svolti, ma non ci siamo mai esercitate.
- Già, si vede; allora devo spiegarti alcune cose: in primo luogo è fondamentale il movimento dei piedi.
- Si madame.
- Quando stai per inchinarti il piede sinistro deve essere in posizione lievemente avanzata, mentre il piede destro, con la punta che sfiora il pavimento, deve compiere un lento movimento a semicerchio verso l'esterno e portarsi dietro il piede sinistro; contemporaneamente il ginocchio sinistro si piega e il busto si inclina leggermente in avanti: hai capito?
- Si, madame.
- Le mani sollevano lievemente la gonna e gli occhi sono rivolti in basso.
- Si madame.
- A questo punto la marchesa ti porgerà la mano, tu alzerai il viso, sorriderai e con la mano destra accompagnerai la mano della marchesa verso le tue labbra e la bacerai.
- Si madame.
- Avanti, proviamo.
Marianne si pone in posizione, e inizia la sequenza dei movimenti, ma la voce della suocera la ferma duramente.
- No, no, non così, sei rigida, devi muoverti in modo morbido, rilassato, con disinvoltura. Devi essere spontanea, come se danzassi!
- Scusatemi madame, cercherò di fare come dite.
Dopo molti tentativi, finalmente il volto della contessa si rasserena.
- Bene così, brava, avanti ripetiamo ancora una volta.
Ormai Marianne ha pienamente compreso la successione dei movimenti ed esegue la riverenza in modo naturale.
- Brava, molto bene, piccola mia.
La contessa si avvicina e sfiora con una carezza il volto della giovane.
- Grazie madame - la voce di Marianne è spezzata - posso andare?
- Certo.
Marianne arretra verso la porta, sorride, china lievemente il capo e cammina con leggerezza verso il suo appartamento. E' forse la prima volta in vita sua che viene trattata con tenero affetto.
Le due ore trascorse nel salottino della Marchesa de Saint-Julien non sono state noiose come Marianne temeva. La marchesa è stata gentile, spiritosa, affettuosa nei confronti di Marianne, ha sorriso di fronte ai suoi rossori e alle sue esitazioni.
In carrozza durante il ritorno a casa, Marianne si accorge, però, che la suocera non è soddisfatta. La sua espressione è seria, ogni tanto scuote leggermente il capo. Marianne decide di affrontare la situazione:
- Madame, non siete contenta, ho commesso qualche errore?
- Purtroppo la tua educazione ha ancora qualche lacuna, per quanto io stia facendo il possibile...
- Che cosa ho fatto di male?
Lacrime scorrono dagli occhi della giovane. Ha cercato di controllarsi in ogni momento, ha eseguito una perfetta riverenza, ha sorriso quando era opportuno, ha risposto gentilmente a ogni domanda...
- Non hai fatto niente di male ma... avrei voluto che ti controllassi un po' meglio di fronte alle deliziose madeleine che sono state servite insieme al the!
- Ma erano così buone!
- Certo, ma è parso che tu non mangiassi da una settimana! Credo di averti già spiegato che i privilegi di cui godiamo di fronte al resto della società devono essere motivati da comportamenti non comuni; un vero aristocratico non confesserà mai la fame, il freddo, la paura: in ogni momento della sua esistenza deve mostrare la sua superiorità nei confronti del volgo!
- Avete ragione madame, ho sbagliato.
Un momento di pesante silenzio, poi la voce di Marianne si fa sentire, esile ed esitante:
- Chiedo di essere punita.
- Molto bene, ti attendo domani nel mio studio.
- Porterò la bacchetta?
La suocera riflette un attimo.
- No, non sarà necessaria.
Il giorno dopo Marianne ripercorre il ben noto corridoio, bussa alla porta dello studio.
- Avanti, avanti.
- Sono venuta per ricevere la punizione, madame.
- Siediti, ormai sai qual è la procedura, vorrei solo ricordarti che una persona ben educata, posta di fronte a un vassoio di dolci, ne prende immediatamente uno, poi, se la padrona di casa insiste, un secondo; solo in casi eccezionali un terzo.
- Io... credo di essermi servita cinque o sei volte, credo di meritare due colpi per ogni madeleine in più, e poi altri tre per la mia insolenza... credo in tutto nove colpi.
- Brava, molto bene, la tua valutazione coincide con la mia.
Marianne si alza, si muove verso la poltrona alla quale appoggiarsi per offrire le natiche scoperte ai colpi di bacchetta... ma la voce della suocera la ferma:
- No, vieni qui, porgi le mani, ti sei comportata come una bambina e ti punirò come si fa nei collegi.
- Come volete voi, madame.
La contessa fruga in uno dei cassetti della scrivania, ne estrae un sottile righello. Marianne, tremando, distende le mani con i palmi in alto.
Uno schiocco secco, la mano destra trema, gli occhi di Marianne si riempiono di lacrime, ma le sue braccia rimangono tese in avanti.
Un altro schiocco, la mano sinistra si contrae e riprende immediatamente la sua posizione. I respiri di Marianne si fanno sempre più lunghi e profondi mentre il righello colpisce le mani doloranti, arrossate. Anche dopo che i nove colpi sono stati inferti, le mani rimangono tese. Marianne attende di essere autorizzata dalla suocera ad abbassarle.
- Brava Marianne, mi complimento per il tuo coraggio, si vede che nelle tue vene scorre il sangue dei guerrieri tuoi antenati.
La mano della contessa si tende verso di lei, forse vorrebbe accarezzare la nuora che però si avvicina lentamente, si inchina e bacia la mano.
- Grazie madame, la vostra stima mi onora.
Arretra elegantemente ed esce dallo studio.
La contessa la guarda meditabonda, poi mormora fra sé e sé:
- Questa ragazza non ha più nulla da imparare, temo che presto avrà qualcosa da insegnarmi...